Renato Zero: “Sono nato nella sofferenza. Adesso canto per i bimbi” (2024)

CITTA’ DEL VATICANO. «I migliori anni della vita dei bimbi dobbiamo costruirli noi adulti. Adesso, subito. Smettendo di farci la guerra. Dedicando più tempo ai nostri piccoli. Diffondendo e praticando la meraviglia dei sentimenti gioiosi e solidali per sconfiggere la depressione generale, che è contagiosa. Ma non imbattibile, perché anche la felicità è trasmissibile. Noi artisti abbiamo la responsabilità di propagare la bellezza». Renato Zero, cantautore e produttore discografico «libero e rivoluzionario», poeta del quotidiano, oggi si esibisce allo Stadio Olimpico davanti a papa Francesco e a 70mila ragazzini giunti a Roma da tutti i continenti per la prima Giornata mondiale dei Bambini (dalle 15). La coordina padre Enzo Fortunato: «È un controcanto di speranza, un segnale ai signori della guerra».

Renato Zero, che cosa significa un evento di pace in tempo di conflitti?
«Per i bimbi ho sempre avuto un pensiero speciale, perché anch’io sono venuto al mondo in un contesto di sofferenza. I “nemici” odierni che ostacolano la serenità sono molti e molto aggressivi. Perciò c’è bisogno di un abbraccio universale fra tutti, per sconfiggere i conflitti e giungere all’unità armoniosa tra tutti gli uomini e le donne».

Che cosa non sta funzionando tra i potenti della Terra?
«I governi, una manciata di uomini, pretendono di decidere sull’esistenza di una moltitudine di esseri umani. Questo lo trovo “non ossigenante”: non assicura un’equità di condizioni. Anzi, origina e alimenta diseguaglianze, mentre i governi dovrebbero rappresentare, con onestà e solidarietà, il popolo e i popoli. Senza perseguire altri interessi. E poi, è urgente fermare bombe e missili che cadono su innocenti e piccoli».

Oggi e domani a Roma ci saranno bambini provenienti da zone di guerra.
«La ferocia dei signori della guerra è bieca e cieca. Sono sempre i piccoli le prime vittime. Bisogna gridarlo: questo è drammatico e criminale».

Il Pontefice lavora per un mondo diverso…
«Sua Santità è al di sopra delle parti. Papa Francesco ha un peso specifico trasversale e credibile a ogni latitudine. E in una giornata come questa in cui si riflette insieme per salvaguardare il futuro, il Pontefice si fa ancora una volta promotore della convivenza riconciliata tra i popoli. Io partecipo con slancio, anche perché ho una grande fede. Sono orgoglioso di esserci. E anche emozionato».

Interpreterà alcune canzoni…
«La mia forza sono la meraviglia e la sorpresa. Cerco anche di scuotere le coscienze, di fare in modo che la musica non sia “leggera”: dobbiamo dimostrare che la canzone è in grado anche di risollevare gli animi e l’umore della gente, e di incoraggiare il servizio per il bene comune».

Come bisogna preparare «i migliori anni della vita» dei bimbi di oggi?
«I bambini sono meravigliose spugne, assorbono gli umori del mondo che li circonda: quello che offriamo, loro prendono. Noi dovremmo essere in grado di offrire ai bimbi la fantasia, l’amore, la condivisione. E soprattutto la presenza. Per i bambini è fondamentale: se viene meno nelle famiglie, a scuola, sorgono disagi enormi che si amplificano quando i bambini crescono. Mi auguro che l’uomo adulto comprenda i bambini. E attraverso di loro possa ritrovare i valori dell’ingenuità, della semplicità, della schiettezza».

Aveva già incontrato Francesco?
«Sono stato da lui un paio d’anni fa. Gli ho presentato l’album Zerosettanta, parlandogli del compleanno che quel lavoro rappresenta».

Che cosa le ha detto il Papa?
«Ha letto dei testi ed è rimasto sorpreso. Ha compreso in profondità il messaggio che viene dal mio cuore. Il suo è stato un giudizio sano e illuminante di una persona semplice, una persona del popolo. La sua attenzione mi ha riempito di gioia. Dovrei rincontrarlo privatamente lunedì. Potrò così scambiare con lui delle speranze, legate anche alla mia attività».

In che senso?
«Noi artisti abbiamo bisogno di appoggio perché il nostro impegno comporta grande fatica: abbiamo necessità di trovare sempre spunti per ricaricare le batterie della creatività. E Francesco rappresenta una meravigliosa opportunità. Anche perché ciò che scrivo va a scandagliare nell’animo delle persone sofferenti».

Il Papa punta molto sugli artisti.
«Siamo chiamati a diffondere la bellezza e la gioia della vita. Io lo faccio ininterrottamente. Credo che il pubblico mi apprezzi soprattutto per questa mia natura. Allo stesso tempo non sorvolo sulle questioni “singolari”».

Che cosa intende?
«Non è detto che un problema per essere riconoscibile debba essere universale: anche se riguarda una sola persona va preso in considerazione. Spesso chi si sente trascurato cade nella depressione, che può essere contagiosa e provocare disastri. Per fortuna anche la felicità, i sentimenti di amore e generosità sono altrettanto trasmissibili. Dobbiamo tutti, noi artisti per primi, essere veicoli di bene».

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